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LA VALUTAZIONE DELLE AZIENDE E L’IMPATTO DELL’APPLICAZIONE DEI PIV

Negli ultimi decenni, il tema della valutazione d’azienda ha mostrato forti segnali di cambiamento, facendo emergere un progressivo distacco dalle metodiche tradizionali di valutazione fondate sul patrimonio e sul reddito, al fine di recepire criteri di maggiore accettazione a livello internazionale che guardino alla dinamica finanziaria ed al mercato. Questo processo ha subito un’accelerazione con l’introduzione dei Principi Italiani di Valutazione (emessi a Giugno 2015, in vigore da Gennaio 2016), a cura dell’Organismo Italiano di Valutazione.

 

L’Organismo Italiano di Valutazione (OIV)

L’OIV è stato costituito nel 2011 per iniziativa di sei Enti Fondatori (CNDCEC, AIAF, ANDAF, ASSIREVI, Borsa Italiana e Università Bocconi) con l’obiettivo di divulgare principi italiani equivalenti ai principi di valutazione internazionali, definendone le rispettive linee guida applicative e manifestandone le best practies, raccomandate da standard setter esteri. L’OIV opera nelle vesti di fondazione indipendente senza scopo di lucro; pertanto, non essendo un’associazione professionale, non può imporre l’adozione dei PIV. Questo comporta che l’adozione degli stessi possa avvenire solo su base volontaria e nel rispetto del presupposto imprescindibile rappresentato dall’adesione al codice etico Principles for Professional Valuers, emanato dall’IVSC nel dicembre 2011. Coerentemente a questa impostazione, l’adesione ai PIV «va dichiarata nella relazione di valutazione, unitamente anche alla dichiarazione che l’esperto aderisca al Code of Ethical Principles for Professional Valuers».

 

L’impostazione dei PIV

La struttura dei PIV è articolata in quattro parti, secondo uno schema collaudato con successo da altri standard:

  • la Rete Concettuale di base (Conceptual Framework);
  • l’attività dell’esperto;
  • i principi per specifiche attività;
  • le applicazioni particolari.

I Principi sono soggetti a revisione ogni due anni e non possono essere applicati per rivedere valutazioni effettuate prima dell’entrata in vigore degli stessi.

 

L’obiettivo dei PIV

L’adozione dei PIV, o per meglio dire, l’entrata in vigore degli stessi risponde ad una duplice finalità: accrescere l’affidabilità della valutazione e la fiducia nel processo valutativo e perseguire l’uniformità valutativa professionale, alla luce dell’internazionalizzazione dei mercati e della frequenza con la quale le operazioni fra residenti in Stati diversi si verificano. L’OIV, interviene dunque, ponendo tutte le condizioni per arrivare ad un risultato oggettivamente credibile, attraverso l’utilizzo di linee guida che riducono ai minimi termini i margini di discrezionalità. La valutazione diventa quindi un procedimento finalizzato alla ricerca della massima oggettività possibile, seppur condizionata da elementi di carattere tecnico, temporale ed informativo, che ne influenzano il risultato finale. Ne consegue che la valutazione, in genere, pur nella sua indubbia soggettività, deve attenersi ad alcuni postulati quali quello della razionalità, dell’obiettività, della neutralità e della stabilità.

 

Il valutatore

Il valutatore deve esplicitare l’adesione ai PIV e chiarire i motivi di eventuali impossibilità ad applicarli compiutamente. L’osservanza dei requisiti richiesti al valutatore deve essere dichiarata in apposita dichiarazione, considerando:

  • il rispetto dell’etica professionale, per mezzo dell’adesione al Code of Ethical Principles for Professional Valuers dell’IVSC;
  • il requisito dell’indipendenza dell’esperto, ai sensi della definizione di indipendenza fornita dal Code of Ethical Principles for Professional Valuers dell’IVSC, esplicitando sempre la presenza di eventuali conflitti di interessi;
  • la diligenza professionale, attestata con la descrizione delle modalità di svolgimento del processo valutativo;
  • le competenze necessarie per lo svolgimento dell’incarico, attestate mediante presentazione della figura dell’esperto.

 

Il processo valutativo

Il processo valutativo si articola in quattro fasi:

  • Ambientazione: nella quale si esplicita la configurazione del valore (per chi crea valore), l’unità di valutazione (cosa si sta valutando), lo scopo del lavoro (perché si valuta, consapevolezza delle conseguenze), il tipo di incarico (idoneità, eventuale ricorso ad altri esperti), la data di valutazione e i presupposti di valutazione (le cosiddette premises).
  • Architettura: in cui si definisce la base informativa (es. proiezioni, piani approvati), le ipotesi (assumptions), gli approcci di valutazione e i cosiddetti fattori di incertezza.
  • Impianto tecniche di valutazione: comprensivo dei modelli adottati, dei criteri di mercato a cui ci si è ispirati e dei rispettivi aggiustamenti e/o allocazioni di valore.
  • Sintesi valutativa: la quale si compone di supporti e verifiche di ragionevolezza ed infine del giudizio finale.

I principi di valutazione colmano uno spazio vacante e rappresentano non solo un’occasione di crescita per la professione di dottori commercialisti, ma un’opportunità per diffondere una “cultura della valutazione”. Fino ad oggi infatti l’attività di valutazione è stata prevalentemente un’attività di matrice domestica, largamente influenzata dalle norme del codice civile e/o dagli aspetti fiscali nazionali, lasciando poco spazio ad una cultura di tipo aziendalistico. I PIV, infine, richiedendo maggiore competenza in capo all’esperto, fanno della valutazione una professione a sé stante, proteggendo gli utilizzatori finali attraverso la struttura dei principi stessi che agiscono come regole alle quali attenersi in qualunque processo valutativo.

 

Fonti: