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SOSTENIBILITA’ AZIENDALE: I FATTORI ESG

Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.” (Commissione Bruntland nel 1987 – “Our Common Future”).

Per poter parlare di sostenibilità aziendale è fondamentale fissarne il suo punto di partenza: lo sviluppo sostenibile.

 

Introduzione alla sostenibilità aziendale

La sostenibilità è di certo un argomento assai ampio, dibattuto ormai da decenni, e che trova sempre più terreno fertile per insinuarsi nella coscienza imprenditoriale e non solo in quella civile.

La svolta etica verso un’attività aziendale sostenibile, equa e trasparente deve coinvolgere ogni individuo nella sua singolarità; l’azienda, in qualità di complesso di beni materiali e immateriali, in cui confluiscono il know-how e le esperienze personali dei singoli lavoratori, assume un ruolo chiave in tale direzione.

La definizione di sviluppo sostenibile riportata all’inizio, pone l’accento su quattro elementi imprescindibili di una strategia aziendale “sostenibile”:

– Etica →  L’etica si interroga su quali siano i comportamenti corretti per perseguire il benessere; l’economia, di contro, indaga strategie e piani per la massimizzazione del profitto. È ragionevole pensare che i due obiettivi possano pian piano avvicinarsi fino a sovrapporsi. L’etica è una componente dello sviluppo sostenibile in quanto ne indirizza l’intento verso comportamenti virtuosi da mettere in campo “per raggiungere l’eccellenza nel fare impresa, scambiare e commerciare” (L. Bruni – virtù civili);

– Concetto di limite → Lo sviluppo sostenibile incentiva le aziende a rendersi consapevoli di tutti i limiti interni ed esterni che le riguardano;

– Trasparenza → Il dialogo impresa-stakeholders è sempre avvenuto attraverso gli schemi obbligatori di bilancio di esercizio. Per supportare le nascenti esigenze comunicative e di rendicontazione dei fattori di sostenibilità, sono stati messi a punto diversi modelli di rendicontazione non finanziaria come il bilancio di sostenibilità, il bilancio sociale, il report integrato o il semplice codice etico;

– Ottica di lungo periodo → La definizione delle linee d’indirizzo deve essere in grado di guardare in avanti; la previsione di situazioni sempre più lontane nel tempo non si traduce necessariamente in una scarsa affidabilità dei dati prodotti, ma dovrebbe servire a garantire continuità all’attività e lungimiranza nel fare impresa.

 

Cosa sono i fattori ESG

John Elkington elaborò, all’inizio degli anni ‘90, la teoria definita della “Triple Bottom Line”, ed è utile darne cenno per comprendere come sia nata e cresciuta la consapevolezza che il successo imprenditoriale fosse raggiungibile grazie all’interazione di tre fattori: People, Profit e Planet. L’obiettivo è mettere in atto delle strategie che siano in grado di valorizzare simultaneamente l’ambiente, il contesto sociale e l’aspetto economico-finanziario.

Questo approccio tripartito resta in piedi anche con l’introduzione dei fattori ESG: Environmental, Social e Governance (ESG). Un’importante tappa per l’implementazione delle tematiche ESG è quella della stesura dell’Agenda 2030 pubblicata nel 2015 dall’ONU. Essa contiene gli obiettivi aggiornati dello sviluppo sostenibile: i cosiddetti Sustainable Developement Goals (SDGs).

Si tratta dell’esito di un percorso iniziato nel 1992 con l’Agenda 21, redatta durante la conferenza ONU di Rio de Janeiro, seguita dal Piano di Attuazione del vertice di Johannesburg del 2002, arrivando poi all’Earth Summit di Rio del 2012.

In definitiva, i fattori ESG possono essere così descritti:

  • performance ambientali → impegno dell’azienda a ridurre il consumo di risorse e le emissioni di CO2, attenzione agli aspetti del climate change, all’inquinamento dell’acqua e dell’aria e alla deforestazione;
  • performance sociali → rispetto dei diritti umani, qualità dell’occupazione, politiche inclusive e di genere, rispetto degli standard lavorativi, relazioni con la comunità locale;
  • performance di corporate governance → struttura del governo societario, diritti e responsabilità della gestione dell’azienda, politiche retributive dei manager, composizione del CdA, procedure e sistemi di controllo.

Gli obiettivi che ci si pone a livello internazionale mettono al centro non solo la salvaguardia dell’ambiente, ma anche la dignità della persona, il benessere socio-economico degli individui, i loro diritti e responsabilità.

In Italia, tra i passi più importanti a livello normativo, è possibile citare l’introduzione dell’obbligo, per determinate categorie di soggetti, della redazione della Dichiarazione Non Finanziaria (DNF) disciplinata dal D.lgs. 254 del 2016: un nuovo modello di reportistica che sappia rivolgersi, in maniera inclusiva, a tutti gli stakeholders e che incrementi il valore tangibile e intangibile dell’impresa che lo adotta.

Infine, è possibile affermare che il meccanismo di mappatura dei rischi, avviato con il modello 231 introdotto nel 2001, trova seguito nella DNF: l’intento è univoco, prevenire il rischio che resta il punto chiave di ogni attività imprenditoriale, per sua natura, sottoposta all’imprevedibilità di una serie numerosissima di fattori. Per questa ragione l’analisi dei rischi certi e potenziali è fondamentale per individuare i temi materiali su cui la reportistica ESG si fonda.

 

Fonti:
  • http://www.mite.gov.it
  • D.lgs. 254 del 2016
  • http://www.esg360.it
  • F. Paolone, M. Pozzoli - La valutazione d’azienda verso una nuova direzione dopo anni di allineamento generalizzato. Il contributo dell'ESG score, Milano Finanza, Luglio 2021
  • L. Bruni- Virtù civili, Tratto da Enciclopedia italiana – istituto della enciclopedia italiana – Appendice VII “il contributo italiano alla storia del pensiero”, Roma, 2012
  • http://www.un.org United Nations - Our Common Future 1987